“Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi
che fanno le persone” John
Steinbeck
Un viaggio,
un lungo viaggio in cui conoscere, imparare, scoprire ed…esplorare! E’ questo
che fa il Piccolo Principe.
Così mi sono
chiesta; ma chi è l’esploratore?!?
La prima
immagine è quella di un uomo, vestito di abiti comodi, con cappello in testa e
uno zaino pieno di attrezzi: borraccia, bussola, cartina e torcia.
Ma quindi,
esplorare è ad uso esclusivo dei “grandi”? O lo possono fare anche i bambini,
come il nostro Piccolo Principe?
In realtà
tutti noi, da bambini, siamo stati degli esploratori; infatti intorno ai 6-14
mesi tutti abbiamo attraversato una vera e propria fase di esplorazione.
A questa età,
il bambino inizia ad osservare il mondo intorno a lui, ne è incuriosito,
attratto, e vorrebbe andare per scoprire ciò che lo circonda. È però combattuto
perché questo suo desiderio, oltre a frenesia gli fa provare anche tanta paura;
per un mondo e per sensazioni a lui ignoti. Se da un lato infatti non vede
l’ora di allontanarsi dalla mamma per esplorare, dall’altro sa che con lei sta
tanto bene, e non se ne vuole distaccare.
Si ritrova
così a dover affrontare un conflitto, e le due alternative sono: rimanere nel
piccolo pezzo di mondo conosciuto e sicuro per lui, ovvero quello vicino ai
genitori, oppure lanciarsi nella scoperta e rischiare.
A far pendere
l’ago della bilancia da un lato o dall’altro sono proprio i genitori, che con i
loro messaggi, trasmessi a livello verbale e non verbale, possono incoraggiare
o intimidire l’ esplorazione del bimbo.
L’esperimento
del “Precipizio Visivo” di Gibson, è stato messo a punto nel 1960 per spiegare
delle altre teorie psicologiche, ma credo che possa essere esemplificativo
anche del comportamento dei bambini durante l’esplorazione.
Il bambino si trova a
gattonare su una lastra di vetro piana, sotto la quale c’è un pavimento a
scacchi bianchi e neri che ad un certo punto simula un precipizio. In
prossimità del precipizio i bambini, percependo un pericolo, si fermano.
A fare la differenza, è il
comportamento delle madri, che guardano il bambino standogli di fronte:
se la mamma
si dimostra in ansia e preoccupata, il bambino avvertirà di non poter superare
l’ostacolo e dunque di non poter seguire il suo impulso di esplorare l’ambiente
a lui sconosciuto. Dedurrà dunque che il suo desiderio non è ok, che genera
preoccupazione nella mamma, e dunque giungerà alla conclusione che per poter
stare entramb
i bene, lui deve restarle vicino.
Di contro, se
la mamma per prima avrà fiducia nelle capacità del figlio, si dimostrerà serena
e sorridente riguardo le nuove esperienze che egli si appresterà a fare,
trasmetterà al figlio che è ok il suo desiderio di esplorazione, fornendogli il
permesso di fare esperienze nuove e che lei sarà lì a sua disposizione qualora
il piccolo esploratore ne avesse bisogno.
Che il nostro Piccolo Principe
abbia avuto dei genitori che gli hanno sorriso quando aveva ancora pochi
mesi?!?!
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