“La madre più
fortunata con le figlie è forse quella che ha solo figli maschi”. Francoise
d’Aubigné de Maintenon
“Oh, se
potessi avere una bambina dai capelli neri come l’ebano, dalle labbra rosse
come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!” Poco dopo, diede alla luce
una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve.
Queste le
parole pronunciate dalla regina che, ricamando ed osservando dalla finestra i
fiocchi di neve scivolare silenziosi, inizia a proiettare le aspettative, le
speranze ed i desideri sulla propria figlia.
Quello tra
madre e figlia è infatti uno dei legami principali presenti al mondo; infatti
la mamma rappresenta per la figlia femmina il primo modello, il punto di
riferimento al quale rifarsi per le future relazioni.
Il rapporto
si costruisce già dai primi giorni di vita, in cui la bimba inizia gradatamente
ad esperire il concetto di separazione grazie alle transazioni ed agli scambi
che avvengono con la madre che, sintonizzandosi sui bisogni della bimba, provvede
a soddisfarli.
E’
fondamentale che la madre sia sufficientemente buona, in modo tale che la
bambina possa avvertire i propri disagi, tollerare il momentaneo senso di
frustrazione per non essere immediatamente corrisposta e poi essere soddisfatta
adeguatamente. Allo stesso modo è bene che essa riesca a riconoscere i segnali
della figlia, così da rispondervi coerentemente permettendo alla piccola di
imparare che c’è qualcuno che si interessa alle proprie necessità, senza
sostituirvici o senza offrirvi una soluzione prima che la bimba ne faccia
richiesta.
Questi
passaggi sono alla base di un processo che si sviluppa nel corso della vita e
che si evolve nei diversi momenti di crescita, ovvero quello della separazione-individuazione.
Nella prima
infanzia, la madre è per la bambina la regina buona, colei che seraficamente si
occupa del suo benessere, senza usare altri metodi se non l’amore e l’affetto.
Con
l’adolescenza, il bisogno di separazione e di individuazione della ragazza
riaffiora, in modo molto più irruento rispetto all'infanzia, e scandisce le
tappe di un processo di crescita già difficoltoso di per sé.
La regina
buona così si trasforma, diventando la matrigna cattiva che però è dotata
anch'essa di una rara bellezza, tanto che ogni giorno comanda al suo specchio
magico: “Specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
La matrigna
arriva proprio nel momento di maturazione di Biancaneve, al punto che tra le
due non si sa quale sia la più bella.
La
maturazione fisica e sessuale della ragazza, produce un momento di impasse in
entrambe le donne: la figlia infatti vede mutarsi ed assomigliare sempre più
alla madre dalla quale però si vorrebbe distanziare, e la madre vede attraverso
lo sviluppo della figlia il suo lento processo di invecchiamento.
Ed è durante
l’adolescenza che riaffiorano anche le aspettative materne: la madre guarda la
figlia rivedendo in lei ciò che avrebbe voluto essere, e la figlia è combattuta
per il fatto di voler abbandonare la madre, avendo però paura di farlo.
La lotta contro
la regina è insito in ogni ragazza perché tutte, nel normale sviluppo, hanno
bisogno di idealizzare una figura; ed il fatto che questa sia la madre, rende
ancora più difficile la lotta.
Per una
crescita sana, c’è bisogno del naturale disinvestimento nei confronti dei
genitori, di saper vedere i loro limiti e di apprezzarli non più in quanto
onnipotenti, ma in quanto esseri umani. Questo comporta lotta e sacrificio in
una ragazza, perché accettare che la matrigna non è più bellissima, vuol dire
accettare i suoi difetti e conseguentemente non avere più qualcuno di perfetto
con il quale rispecchiarsi.
Questo
passaggio, seppur doloroso, è importante sia per le mamme che per le figlie,
perché permette ad entrambe di confrontarsi con la realtà, tralasciando le
proiezioni e le perfezioni, ma semplicemente aiutando ad accettarsi ed a
sperimentarsi come OK anche con le differenze e soprattutto con i propri
difetti.
Forse sotto questa luce,
guarderemo con occhio diverso sia le regine buone e soprattutto le matrigne
presenti nelle favole che hanno accompagnato i racconti di tutte le ragazze fin
dalla nascita, e probabilmente saremo più clementi e meno giudicanti con loro, comprendendo
il perché della loro “cattiveria” e rispecchiandoci un po’ in esse.
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