Dott.ssa Pamela Sparacino
Kay
Pollak
Quando ho letto
questa frase ho pensato a tutte quelle volte che ho espresso un
giudizio o che sono stata giudicata, e mi sono messa a riflettere su
come il più delle volte quello che dicevo o mi sentivo dire non
aveva realmente a che fare con l'altro o con me.
Quello che succedeva
ogni volta in queste situazioni era che io stavo proiettando
sull'altro qualcosa che desideravo o che per me era inaccettabile o
che l'altro giudicandomi stesse faccendo lo stesso con me. Questa
semplice operazione viene chiamata “Proiezione”, la proiezione
rientra all'interno dei meccanismi di difesa che ognuno di noi
utilizza per proteggersi e mantere un senso stabile di sè.
La
proiezione ha lo
scopo di allontanare dal sé, dal dentro, oggetti o impulsi
riprovevoli; è dunque un complesso processo che agisce su materiale
inconscio in quanto rimosso, ed attraverso il quale, questo qualcosa
di inaccettabile per l'Io viene attribuito al fuori o su una persona
o su una cosa. Quando un individuo usa la proiezione come meccanismo
di difesa in misura eccessiva, nell'età adulta, la sua percezione
della realtà esterna risulterà gravemente distorta, cioè la
capacità del suo io di esaminare la realtà verrà notevolmente
indebolita. Questo meccanismo, però può avere anche
un’accezione positiva, di apertura all’altro, tramite il
riconoscimento nell’altro di nostre caratteristiche e può quindi
portare al miglioramento relazionale.
Il
problema si presenta quando questo meccanismo di difesa si usa
massicciamente, in quanto il vedere il male al di fuori di noi ci da
l'illusione di una possibile deresponsabilizzazione. Se non siamo
costretti a guardare in faccia i nostri lati negativi a quel punto
possiamo tranquillamente esimerci dal doverli riconoscere e quindi,
eventualmente, affrontare. Se non prendiamo consapevolezza dei nostri
lati negativi la nostra personalità non evolve mai e noi rimaniamo
sempre più radicati nelle nostre rigide posizioni, quando invece la
vita ci rende continuamente capaci di adattamento e flessibilità.
Questo meccanismo non permette alla persona di andare avanti nel
percorso di individuazione, cioè nel processo di costruzione di una
personalità coerente, consapevole delle proprie risorse e delle
proprie aspirazioni. Il processo di individuazione è
un processo di autoconoscenza e autorealizzazione. Se attraverso il
meccanismo della proiezione lasciamo fuori così tante parti di noi
non è possibile l’integrazione del sé, in tal modo la vita può
diventare davvero difficile da gestire emotivamente e inoltre chi
giudica continuamente finisce per rimanere intrappolato nella
solitudine dei suoi giudizi. Dobbiamo
stare ben attenti ogni qualvolta ci troviamo a formulare giudizi
rigidi e lapidari nei confronti degli altri. Se guardassimo bene e
attentamente dentro di noi ci accorgeremmo che quelle persone che noi
critichiamo sono portatrici di caratteristiche che noi stessi non
riconosciamo di avere. E' possibile smettere di proiettare nel
momento in cui impariamo innanzitutto a
riconoscere quando e cosa stiamo proiettando sull’altro; nel
momento in cui accettiamo che quello che stiamo proiettando è un
qualcosa che risiede dentro di noi da qualche parte del nostro sé.
Il fine è riuscire ad integrare le parti positive e negativi dentro
di Sè.
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