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Cambio casa, cambio vita

 Dott.ssa Pamela Sparacino


Tanti anni fa pensavo che trasferirsi fosse un esperienza esaltante, puoi conoscere dei nuovi posti, nuove persone fare nuove esperienze, oggi dopo aver fatto 4 traslochi, aver cambiato 3 regioni e non so più quante case penso che trasferirsi sia un arricchimento ma anche una dura prova per il singolo individuo e la sua famiglia. L'adattamento ad un nuovo ambiente richiede uno sforzo psichico non indifferente che non sempre porta ad un vero e reale adattamento ma che può anche essere fonte di sofferenza.
Cambiare casa, città, regione o addirittura nazione è un avventura e come tutte le avventure che portano a dei cambiamenti non sono mai indolori ed esenti dalla presenza di conflitti tra i membri del nucleo familiare e all'interno dell'individuo stesso.
Uno degli errori che molto spesso viene fatto al momento in cui si progetta o si ci trova ad affrontare un trasferimento è quello di negare o minimizzare l'impatto emotivo creato dal cambiamento stesso. La difesa più comunemente utilizzata è quella della negazione, si nega l'importanza del legame affettivo che si è costruito con il luogo che fino a quel momento ha ospitato la persona e la sua famiglia, si nega l'impatto che gli sforzi fatti per adattarsi al nuovo ambiente hanno avuto sul nucleo familiare.
Se tutto ciò viene negato e non riconosciuto, vissuto e rielaborato, si ripresenterà agendo sotto forma sintomatica in tutti i membri della famiglia o in uno solo di loro che verrà definito il “paziente Indice”. La famiglia avrà la sensazione di adattarsi rapidamente, che l’adattamento è “facile”, che il paese è facile, in questo clima di facilità quello che sarà difficile sarà accettare questo membro della famiglia (l’adolescente, il bimbo difficile, la moglie isterica) che ricorda alla famiglia stessa che stanno facendo fatica. In poche parole nel momento in cui è attivata la negazione degli affetti sottostanti il trasferimento non è più la situazione in se ad essere difficile ma la difficoltà viene attribuita ad un solo membro della famiglia che inconsciamente si fa carico del problema in generale.
Come già accennato prima un trasferimento in quanto cambiamento genera conflitti ma può anche portare alla luce le situazioni conflittuali già in seno alla famiglia palesandole e rendendole nuovamente attuali. La presenza dei conflitti richiede alla famiglia di utilizzare tutte le sue risorse e di sviluppare un buon livello di adattabilità perchè solo una buona relazione con se stessi, una buona coesione famigliare, l’accettazione delle perdite e l’elaborazione dei lutti permetteranno di integrare in maniera cosciente i vari paesi, i vari periodi, le partenze e i ritorni, i gruppi di prima e di adesso, che daranno luogo alla riorganizzazione e consolidamento del sentimento di identità, proprio di chi continua ad essere se stesso indipendentemente dai cambiamenti (Cervantes, 2000).
Se il cambiamento deve divenire una reale forma di crescita, un esperienza formativa per grandi e piccini si deve sempre tener in conto del forte impatto emotivo che ha sull'individuo in ogni periodo della propria crescita, non bisogna pensare che per un bambino è più facile cambiare perchè è piccolo e non ha legami stabili. Si deve tener conto della fase evolutiva in cui la famiglia si trova e legare ad essa le motivazioni che hanno spinto la famiglia a cambiare a migrare dal proprio luogo di origine ad una altro, inoltre si deve tener conto delle personali aspirazioni che spingono al cambiamento e delle resistenze che si oppongono a questo. Mi sembra giusto concludere dicendo che solo nel momento in cui le motivazioni (implicite ed esplicite) ed i vissuti emotivi che spingono al cambiamento vengono palesate e rese esplicite, solo in quel momento si potrà essere consapevoli degli effetti che il cambiamento ha avuto sull'individuo e poter elaborare la perdita del passato legame con il precedente luogo di appartenenza e far si che ci sia lo spazio per far nascere un nuovo legame di appartenenza che non sia vissuto come un sostituto del precedente ma come un integrazione al precedente, solo in quel caso si può (ri)cominciare a crescere.

 
Bibliografia: 

Ringrazio il sito Expatclic.com per avermi consentito di far riferimento al libro “Famiglie in transito: il cambiamento di paese e il suo impatto sulla famiglia ” di Silvia Korenblum, tradotto da Claudiexpat.

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