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L'intercultura attraverso lo sport

 Dott.ssa Pamela Sparacino


In un mondo in cui coesistono individui, comunità e culture differenti si pone come necessario focalizzare l’attenzione pubblica sui problemi della relazione, dell’incontro e della coesistenza come basi di processo educativo nel quale lo sport diventi occasione di incontro e di confronto tra gli uomini.
di Dario Costantino






L’educazione allo sport, da sempre ritenuta esclusivamente come attività rivolta all'esercizio fisico e preparazione tecnica, può essere in realtà molto di più, può essere un opportunità di incontro tra culture. Un aspetto fondamentale dell'attività sportiva è quella di essere un efficace strumento educativo, in particolare per quello che riguarda la socializzazione. Lo sport è occasione di relazione con gli altri e di confronto con diverse situazioni; è anche occasione di assunzione di responsabilità e di rispetto delle proprie scelte nella dimensione individuale e collettiva. Nella pratica sportiva la persona acquisisce consapevolezza, spirito di gruppo e solidarietà.  
La positività di tale incontro-scontro tra culture, comunque, dipenderà dalle capacità, dei formatori ed allenatori, di tessere percorsi significativi ed itinerari relazionali. Infatti non è solo accumulando conoscenze che l’individuo potrà sentirsi più vicino a se stesso e all’altro ma è piuttosto vivendo direttamente esperienze personali-sociali. La pratica sportiva può favorire processi di comunicazione e dialogo e fungere da fattore protettivo rispetto al fenomeno dell'isolamento culturale. Viene attraverso lo sport promosso un processo di maturazione in cui vengono associati aspetti di tipo relazionale, emotivo ed affettivivo.
Per far si che questo processo si realizzi, bisogna però,  comprendere (e, conseguentemente, agire su) un intero sistema costituito: a) le rappresentazioni e gli affetti che investono i valori e i comportamenti individuali; b) le varie identificazioni positive e non col proprio ambiente psicologico d’origine; d) la percezione dei propri problemi di sviluppo e crescita, di ricerca d’identità/valorizzazione di sé nella società di partenza come in quella d'arrivo. Compito dei buoni formatori ed allenatori dovrebbe essere proprio quello di facilitare queste dinamiche di comprensione. Quanto più l’adolescente o il giovane immigrato coglie, da parte dei formatori, la capacità di “leggere” la sua specificità e individualità, nonostante le differenze anche profonde di mentalità e di psicologia che avverte rispetto agli “altri”, tanto più può essere arrestato il ciclo perverso che lo porta verso l'isolamento, o la possibile assunzione di modelli devianti di comportamento. Bisogna quindi insegnare simultaneamente la diversità e le similitudini, le interdipendenze e le differenze tra le persone. Anche in presenza di situazioni conflittuali, la convinizone deve essere non tanto quella di negare o di eliminare i conflitti ma  di considerarli la grande forza creativa dell’umanità, affrontandoli e gestendoli adeguatamente senza che divengano distruttivi.   
L'Attività sportiva, come si è cercato di dire, è quindi un’attività importante perché permette l’integrazione di aspetti emotivi con aspetti cognitivi, favorisce il benessere psico-fisico, garantisce l’integrazione con le diverse dimensioni personali e sociali in una visione della persona intesa come un unicum; facilita l’apprendimento e rafforza la personalità; spinge alla relazione, all’interazione e all’incontro-scontro con l’altro.
E' attraverso lo sport che possiamo: imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a vivere insieme, imparare ad essere come cittadini di un villaggio globale.

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