Dott.ssa Alice Fusaro
Il lavoro con i bambini è molto
stimolante e allo stesso modo delicato. È necessario un occhio sensibile e
attento per riconoscere nei bambini quei segni indicatori di violenze
domestiche. Cosa si intende per violenze domestiche? Riguardano dei
maltrattamenti che avvengono in famiglia. Ci sono indicatori più visibili come
ad esempio lividi, bruciature, ferite non curate, fratture, gravi carenze
immunitarie, malnutrizione, scarsa igiene, incidenti ripetuti ecc…
Altri indicatori possono essere
meno evidenti come ad esempio compiacenza eccessiva, adattamento a qualsiasi
situazione, alterazioni della fame in eccesso oppure carenza, alterata
frequenza scolastica ecc.. legate alla sfera comportamentale e relazionale.
Quando si parla di abuso ci si
può riferire a tre tipologie principali: abuso sessuale, maltrattamento fisico
e psicologico. Questi sono i più “famosi”. L’abuso sessuale è il coinvolgimento
in attività sessuali di una persona non in grado di scegliere, in questo caso
per motivi che riguardano l’età. Il maltrattamento fisico è l’utilizzo intenzionale di comportamenti
violenti che procurano sofferenza, ferite o morte, in questo caso del bambino.
Mentre il maltrattamento psicologico è molto frequente e subdolo, difficile da
comprendere anche dalla vittima. nei confronti di un minore, il maltrattamento
psicologico può essere suddiviso in due categorie: la violenza psicologica e la
patologia nella cura.
La violenza psicologica sui
minori è una forma di violenza molto frequente che ha conseguenze psicologiche
profonde. Prendiamo l’esempio di un bambino che un giorno mi ha detto “…non te
lo posso dire, altrimenti la mamma si arrabbia e mi portano via…”. Il bambino
deve tenere un segreto che, indipendentemente da che cosa non deve dire, lo
vive come molto ingombrante. Il peso di questo segreto si fa più ingombrante a
seconda della minaccia che va a sostenere il suo silenzio: “se te lo dico mi
portano via”. La paura del bambino si scontra con la spontaneità in più se
“spiffera” e non lo portano via comunque si sentirà in colpa per “non riuscire
a tenere un segreto” e per aver fatto arrabbiare la madre. I genitori danno una
responsabilità molto grande al figlio, qualsiasi sia la sua età perché
mantenere il segreto significa anche confermare l’affetto che ha per i genitori
e sperare di essere ricambiato quando questi si accorgeranno quanto è stato
bravo. Infine il messaggio che subdolo si può fissare nel bambino (se questo
comportamento è ripetuto più volte) che “è male fidarsi degli altri”.
Quante riflessioni per una cosa
non detta!!
L’altra categoria che fa parte
del maltrattamento psicologico è la patologia delle cure. Questa riguarda la
capacità nel genitore di prendersi cura del proprio figlio. L’idea più comune
riguarda soprattutto le carenze,
qualcosa che manca, poco affetto, poca attenzione, poca pazienza, ma questo
descrive un lato delle in-abilità genitoriale. Infatti una altra forma di abuso
riguarda l’eccesso di cure nei confronti dei propri bambini. Una sindrome che
corrisponde a queste caratteristiche è quella di Münchhausen per procura, in
cui il bambino viene usato come sostituto del paziente spesso per appagare un
desiderio (inconsapevole) del genitore di mettere in atto un dramma personale e
ricevere attenzioni dal personale sanitario. Fa riferimento soprattutto a
quelle madri che, spesso attraverso la somministrazione alterata di farmaci
provocano gravi malattie nei figli, o per lo meno lo descrivono al personale
sanitario in modo estremo da indurre una situazione di allarme tale per cui il
bambino riceve quantità inaudite di esami e cure, sino a subire anche ripetuti
e complessi interventi chirurgici. Queste madri ricorrono costantemente ai
medici attraverso il figlio e parlano soprattutto della malattia del bambino. Possono
essere madri che a loro volta, quando erano bambine, sono state cresciute da
mamme con la sindrome di Münchhausen. Il ruolo del padre spesso è in secondo
piano e non si occupa delle cure del figlio. La difficoltà maggiore è mostrare
l’inadeguatezza di questi comportamenti ai genitori, i quali sentono di fare di
tutto per il proprio figlio.
Come per le violenze psicologiche
propriamente dette ho utilizzato una frase detta da un bambino, vorrei
utilizzare la stessa modalità per rendere più tangibile il problema della
patologia per ipercura. Un giorno un bambino mi ha chiesto se i grandi hanno
paura delle punture, perché lui non sente più niente, si è abituato e non prova
fastidio. Prova fastidio quando gli chiedono se ha paura e si chiede se con
tutto quello che ha passato almeno ha guadagnato il non aver più paura. Si
sente fortunato perché sua mamma porta molta pazienza con lui.
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