Credo che l’utilizzo di favole e fiabe sia uno dei
mezzi educativi più fruibili ed efficaci che esistano: divertono,
intrattengono, fanno sognare e raccontano esperienze di vita in cui è facile
ritrovarsi, per sorridere e per imparare…..
Eccomi quindi pronta a raccontare una favola, la mia,
cioè un testo che è definito dai canoni letterari come narrativo, con
protagonisti animali, uomini, oggetti che interagiscono fra loro in luoghi
comuni come la strada, il prato, secondo sviluppi logici e cronologici e…..con
una morale esplicita od implicita, nascosta fra le righe, da cogliere durante
la lettura o l’ascolto.
Scaletta della mia favola:
·
TEMPO: qualche anno fa.
·
LUOGO: aula scolastica.
·
PROTAGONISTA: Carletto, un bambino di prima elementare,
definito dalla scheda di valutazione particolarmente esuberante, spesso
irrequieto ed ingestibile.
·
ALTRI PERSONAGGI: io, insegnante prevalente e la
classe composta da altri 15 alunni.
E’ uno dei primi giorni di scuola.
I bambini sono impegnati ad adattarsi ai
nuovi ritmi ed ai nuovi contenuti, naturalmente anche alle nuove figure adulte
di riferimento.
Attraverso fasi giocose ci si approccia
alla copiatura dalla lavagna, all’individuazione di vocali e consonanti, alla
ricerca di parole semplici ,vicine al mondo del bambino, con cui divertirsi a
formulare oralmente frasi.
Ed anche ci si avvia alla scoperta di
regole necessarie alla convivenza, al reciproco rispetto, regole chiamate “
amiche”, che ci accompagneranno durante la nostra giornata scolastica.
Le regole sono poche, ma ogni giorno si” ripassano” e ci si accorge che
sono sempre quelle, non variano a seconda del tempo o dell’umore di alunni ed
insegnanti…
Carletto nel frattempo si rivela davvero
esuberante, e lima la mia pazienza.
“ E’ stato Carletto, è colpa di
Carletto, è sempre lui, era così anche alla scuola materna “, mormorano un
giorno in coro gli altri quindici angeli serafini.
Le ragnatele, che mi avevano oscurato la
vista, si alzano all’improvviso e non mi impediscono più di valutare obbiettivamente
il comportamento di Carletto: egli si riteneva nel diritto di disturbare,
perché addosso aveva un marchio a fuoco, impressogli precedentemente, che lo
autorizzava a contravvenire alle regole.
E’ stato faticoso scalfire il marchio
fino ad eliminarlo con tanto tempo, pazienza infinita e determinazione.
Carletto un poco per volta è ritornato
ad essere sereno, gli altri quindici angeli serafini hanno imparato ad
assumersi le proprie responsabilità.
Io, quando sento frasi “storiche”Sei
sempre il solito, ancora tu”, inorridisco, mi si rizzano i capelli, lancio
occhiatacce di fuoco…ma non so sempre di essere capita!
Mi chiamo Rita. Abito ad Acquafredda da tanti anni . Qui ho
insegnato per 30 nella scuola primaria.
Ho trascorso gli altri 10 anni in varie scuole della
provincia ed anche a Brescia città.
Sono in pensione da 2 anni ed i bambini mi mancano
molto.
Ecco perché cerco di dedicare il tempo libero a varie
attività di volontariato.
Sono presidente della Biblioteca civica.
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