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E se la regina cattiva… avesse utilizzato l’invidia costruttiva?


Dott.ssa Francesca Ferronato

Uno delle frasi più conosciute in assoluto della fiaba di Biancaneve è “specchio servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?”  attraverso questa affermazione la regina cattiva esprime un’emozione molto importante: l’invidia.
L’invidia è un’emozione particolare in quanto è socialmente poco tollerata, essere invidiosi sottende un senso di inferiorità e, per quanto sia un emozione comune e anzi molto presente nella vita quotidiana, viene spesso negata o rifiutata.
Eppure l’invidia, così come le altre emozioni, ha un’origine evolutiva importante e come tale è fondamentale per la sana crescita dell’individuo. Freud individua questa emozione parlando del complesso di evirazione vissuto delle bambine nella prima infanzia, le bimbe invidiano il pene maschile non tanto inteso come organo sessuale ma per il desiderio di avere qualcosa che è per loro mancante. Successivamente Melanie Klein, nota psicologa delle relazioni oggettuali, rivede la teoria freudiana sostenendo che l’invidia è molto più primitiva poiché viene sperimentata fin dalla nascita nella relazione madre-figlio. Entrambi gli studiosi concordano sull’importanza di vivere e attraversare questa emozione, inoltre se le esperienze buone prevalgono su quelle cattive, il senso d’invidia diminuisce e permette l’integrazione dell’Io dell’individuo che può contare sulle sue capacità e risorse senza utilizzare il confronto con l’altro. L’invidia diventa quindi una sorta di “anticorpo psichico” che permette al bambino di mettersi alla prova e di superare le proprie insicurezze.
In età adulta quindi l’invidia può assumere una doppia valenza: può essere costruttiva se è stata sperimentata positivamente durante l’infanzia o può diventare distruttiva se durante l’infanzia non sono state utilizzate le adeguate strategie di fronteggiamento.
L’invidia costruttiva o anche detta invidia buona rappresenta uno stato emozionale in cui l’individuo sente un forte desiderio di avere ciò che l’altro possiede. Questo desiderio viene però utilizzato come forza promotrice che spinge la persona a migliorarsi per ottenere risultati più positivi per sé stesso. In tal senso si verifica un’identificazione positiva con l’altro. In questo modo la persona utilizza l’emulazione, cerca quindi di eguagliare o imitare la persona che rappresenta l’oggetto del desiderio. Così facendo la persona si mette in gioco e si sperimenta.
L’invidia distruttiva o maligna è invece una forma emozionale che mina l’autostima dell’individuo. L’invidia è infatti un’emozione sia etero-aggressiva, rivolta cioè verso l’altro, ma anche auto-aggressiva, rivolta verso sé stessa. In questa forma di invidia viene sperimentata una regressione del sentimento allo stato primordiale caratterizzata da ostilità, avversione, odio verso l’altro ma anche senso di inferiorità, bassa autostima ed insicurezza. La persona identifica l’oggetto del suo desiderio non solo come bramosia ma addirittura come qualcosa che è stato rubato (alla regina cattiva è stata rubata la possibilità di essere la più bella del reame). Come conseguenza a questa distorta percezione della realtà, l’invidioso si sente deluso e attaccato e per difendersi reagisce in maniera ostile ed aggressiva. In questo caso la persona non cerca di valorizzare le proprie risorse, bensì annullare quelle degli altri!
L’invidia è quindi un sentimento complesso che non va negato o censurato ma anzi deve essere riconosciuto ed esplicitato. Del resto se la regina cattiva avesse superato le sue difficoltà di autostima forse avrebbe potuto invidiare Biancaneve in modo bonario ed utilizzare le sue energie per valorizzare di più il suo aspetto piuttosto che tentare di eliminare la rivale! Ma nelle fiabe gli psicoterapeuti non vengono presi in considerazione, portando così la regina Grimilde ad una fine tutt’altro che piacevole!

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