Dott.ssa Alice Fusaro
Biancaneve, dopo essere stata
risparmiata dal cacciatore, fugge lontano cercando riparo. Doveva sparire
sperando che la Regina credesse nella sua morte.
Biancaneve trova sollievo e
riparo nella casetta dei sette nani, i quali l’accolgono e favoriscono
l’inserimento della fanciulla nella piccola comunità. Questo passaggio porta i
miei pensieri a riflettere su tutte quelle associazioni sociali che hanno, come
obbiettivo, l’aiutare l’altro e soddisfare i bisogni altrui. Esistono associazioni
per qualsiasi tipo di utenza: anziani, malattie rare, infanzia, autismo, down,
Parkinson, genitori, separati, universitari ecc… ed ognuna di queste ha degli
obiettivi e delle esigenze a cui dare una risposta.
La scelta di aderire ad un gruppo
di volontariato è una scelta importante e virtuosa. Questa scelta va a
soddisfare il bisogno dell’individuo stesso, perché il gruppo, a cui deciderà
di partecipare, rimane coerente con l’identità della persona: segue gli stessi
valori, interessi, passioni e bisogni. L'essere umano è un essere in relazione: ha bisogno di
contatti, di stabilire rapporti interpersonali significativi, di sentirsi parte
integrante di un gruppo, di essere ascoltato, riconosciuto, valorizzato e desidera
condividere pensieri e sentimenti.
Nel volontario, questa esigenza
fondamentale di condivisione, trova una concreta attuazione nell'attenzione
alla realtà in cui vive per cogliere i bisogni di altre fasce della popolazione e per cercare di dare una sua risposta personale. Le motivazioni per impegnarsi
possono essere diverse, ma sempre si concretizzano in un atto libero, e quindi
non obbligato, orientato ai bisogni della collettività e sostenuto dal desiderio
di interagire in modo significativo con altre persone. Il volontario impegna
energie, capacità e tempo in iniziative al servizio degli altri. Il primo atto
volontario è quello che ciascuno compie nel suo ambiente di vita facendosi
attento ai bisogni di vicini e conoscenti.
Oltre ad essere un modo di soddisfare
il bisogno relazionale, l’altruismo può essere visto anche da altri punti di
vista. L’aspetto biologico di tale comportamento risponde alla necessita di
favorire una sopravvivenza della specie. Infatti in molte specie animali si
possono osservare dei comportamenti complessi e collaborativi riconducibili però ad una convenienza per
la linea genetica dell’individuo. Anche
nelle teorie psicologiche più famose ritroviamo l’altruismo come risposta ad un
bisogno individuale. Anna Freud ritrova nell'altruismo un meccanismo di difesa
evoluto. I meccanismi di difesa hanno l’importante funzione di proteggere l’Io
stesso dal dolore psichico, e in particolare dall’angoscia. L’autrice descrive
l’altruismo come un meccanismo in cui un impulso inaccettabile, a causa di
regole morali e valori troppo rigidi, viene spostato sul mondo esterno,
permettendo al soggetto di attuare una “rinuncia altruistica” ai propri impulsi
istintuali a favore degli altri. Il desiderio non viene rimosso, ma trova
all'esterno dei sostituti che diventano i depositari di quel desiderio. Il
soggetto, interessandosi alla soddisfazione degli istinti altrui, da una parte
gratifica indirettamente i propri, dall’altra può liberare l’aggressività e le
attività inibite, originariamente destinate alla propria gratificazione. In
parole povere, quando non si è abituati a prendere i propri spazi e a soddisfare
dei desideri rivolti a sé, la soluzione inconscia è quella di curare l’altro per curare se stessi. La teoria Analitico Transazionale pone invece l'attenzione sui messaggi che la famiglia da al proprio figlio. Se, nell'educazione famigliare, il bambino viene premiato solo quando aiuta l'altro e viene punito quando pone l'attenzione sui propri bisogni, possiamo ipotizzare che il bambino deciderà di occuparsi più degli altri che di se stesso.
Visti
questi diversi aspetti, possiamo riassumere dicendo che l’altruismo è un
comportamento con delle sfaccettature diverse, ha sia aspetti prosociali che
individuali. Questo non rende la scelta di essere altruisti, una scelta meno
virtuosa, se si prende consapevolezza che per aiutare bene l’altro è necessario
anche porre attenzione sui propri bisogni e soddisfarli, la persona aiuterà
meglio gli altri e vivrà il mondo del volontariato a 360°.
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