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LA VERGOGNA DI VERGOGNARSI

Dott.ssa Chiara Ghizzardi


Quando si parla di vergogna per lo più ci riferiamo a quelle situazioni in cui ci sembra di “aver perso la faccia”, di “aver fatto una brutta figura”, proprio come l’imperatore, i funzionari e i sudditi, che per evitare una vergogna avvallano a gran voce l’idea che i vestiti dell’imperatore siano favolosi e pregiati.
La vergogna consegue ad una sensazione di smascheramento: cade la maschera, ciò con cui ci si copre e ci si protegge, e l’immagine del proprio sé diventa improvvisamente evidente all'occhio esterno, alla vista degli altri; ci si percepisce nudi, esposti allo sguardo altrui, visti per come si è, cioè per come non ci si sarebbe voluti mostrare.
La parola vergogna deriva dal latino vereor, che significa rispetto, timore rispettoso, mentre il corrispettivo inglese, shame, si ricollega alla radice indoeuropea kam, che significa nascondere, coprire; dunque l'uno mette l'accento sulla motivazione scatenante, l'altra sull'azione conseguente.
Da subito appare evidente l’aspetto relazionale della vergogna, originata dalla percezione, vissuta o immaginata, di essere considerati inferiori alle aspettative altrui, pregiudicando l’immagine di sé rispetto agli altri. Si prova vergogna sia quando ci si sente troppo esposti al 
giudizio degli altri sia quando si ha l'impressione di essere poco guardati, si ha la 
convinzione che gli altri non si curino di noi e che addirittura non si accorgano della nostra 
esistenza. Emergono, quindi, aspetti di auto-svalutazione e impotenza. La vergogna riguarda, però, anche l’aspetto intrapsichico, la sfera della massima intimità dell'individuo e della sua interiorità, il senso di sé e le sofferenze e i disagi ad esso connesse. Si crea un rispecchiamento tra ciò che si percepisce della propria immagine di sé e ciò che si pensa sia l’immagine che gli altri hanno di noi, creando un circuito penoso da cui può essere difficile riuscire ad uscire.
È bene, a questo punto fare una distinzione tra vergogna e senso di colpa, che spesso vengono erroneamente confusi.  La colpa è un sentimento di autocondanna rispetto ad un'azione specifica, che non si doveva compiere e si è compiuta o viceversa, in seguito al quale si cerca di porre rimedio confessando l’accaduto, ricercando il “perdono”, e provando a porvi rimedio, ove possibile.
 La vergogna è invece un senso di avversione e di condanna verso il proprio sé, è quindi più diffuso e generalizzato, si estende in genere all'intero sé percepito come deficitario, imperfetto, inadeguato, con qualcosa che "non va" e si reagisce cercando di nascondersi.
 E così, provando vergogna ci sentiamo colpiti dall’effetto Gorgone, come se gli altri fossero delle mitiche Gorgoni dallo sguardo pietrificante. E come l’imperatore, provando vergogna rimaniamo pietrificati, sprofondiamo in noi stessi cercando la forza per poter fuggire e scappare dallo sguardo altrui.

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